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nel tentativo di risollevarmi perdo fortemente l’equilibrio, rimanendo immobile. la concentrazione si è dissipata e la percezione del suo utilizzo massimo è illusa dal suo stesso contenuto. osservo l’oscura fessura che poggia sul buio per cercare di capire quale esso sia.
riecheggia impalpabile un sibilo nel preoccupante vuoto. il tentativo è l’urlare, tentando di misurare la profondità del vuoto. e invece nulla, qualcosa non torna. i suoni si disperdono e si smarrisce la dinamica di rimbalzo assoggettata consetuaménte ad una stanza di sconosciute dimensioni. il vuoto prende la forma dell’inespresso e il parallelepipedo della stanza diventa astratto e fuorviante. quanto non mi preoccupa più, ora, è l’inespresso.