fist.

perimetri. la voglia accurata di piazzare le geometrie. il colore delle forme sarà dettato dai rimbalzi dei suoni su di essi; dal come rinvigoriscono se stessi senza l’approccio di un’immagine in movimento: costruiremo la sua forza da questo, faremo si che la potenza di queste frequenze sia tale con il solo apporto di piani bidimensionali monocromatici; la sua forza sarà indipendente e il nostro scopo sarà farla esplodere. come crediamo che sia possibile dici, attraverso delle immagini pensate allo stesso modo. forti che possano assorbirti da sole. così impalcheremo i tuoi pensieri, li ciberemo con le angosce che viviamo, li faremo crescere su basamenti indistruttibili. ti assicuro che non fingeremo di sapere quello che stiamo facendo, ma, come sotto una doccia, ci lasceremo trasportare dalle sensazioni. non ci riserveremo nessuna serenità. non abbiamo tempo per goderci il fresco stare distesi su di un prato definito per questo scopo. i nostri spazi urbani rimangono tali e non ci illudiamo di piccole oasi di plastica. andiamo alla ricerca di quanto vogliamo all’interno dell’habit che gli appartiene. trovo inutile disegnare l’ennesimo labirinto in cui portare i nostri amici, nel rubicondo tramonto di nuove esperienze che di nuovo hanno solo forme non caratteriali, cambiano le apparenze e rimangono presenti le noie che sempre ci lasciano teso il collo a dimenticare quanto abbiamo appena vissuto, obbligati da una pretesa d’appartenenza lontane dal nostro saper amare, che da anni accarezziamo con i guanti che ci hanno regalato, o che noi stessi abbiamo cucito. ci sentiamo figli di qualcosa che è stato dimenticato.