corda.

variabile, il commento del mio corpo alla mia timidezza invade gli spazi delle mie ansie. corda spessa, mi tiene al corto raggio di quel cerchio arredato da tutte le mie insoddisfazioni. queste, forti degli anni che insieme a me hanno vissuto; loro, poco evolutesi nei confronti delle mie intelligenze, che, attente, mi aiutano a prendere passo verso la proiezione di assoluto che ho costruito, io, che so mentirmi solo per portare vicino l’accesso alla prossima verità. il suono dei passi si ritorce nella mia testa mentre cerco di prendere sonno, incastrato nell’afa. l’urto collerico con quello che voglio essere, adesso, che qualcosa mi obbliga a dover dormire, mentre qualcosa che vorrei vivere succede. una morsa prende il mio stomaco. le ginocchia cercano il viso. si materializza la necessità di quanto sembri così vicino ed impossibile contemporaneamente. bruciano gli errori. è già successo, e più di una volta sola. realizzo di essere rimasto solo e non mi piace, nonostante abbia faticato tanto per far si che così fosse. sono troppo fiducioso dei miei ideali. troppa la fiducia alle possibilità nelle persone. mi ricordo facilmente com’era andata le ultime volte, ma non credo di poter rievocare la prima. chissà cosa dev’essere successo un giorno. quando ero bambino ricordo che molti cambiamenti arrivarono in base ad alcune scelte che feci, non mi sentivo cresciuto quasi mai il giorno del mio compleanno e il “ormai sei diventato grande” andava a perdere il senso che molte cose del mondo degli adulti non confermarono di avere. non è terminata la voglia di giocare; vi si è accostata la serietà, la consapevolezza e il coscienzioso assorbimento dell’esperienza. non v’è più il traumatico inebriamento incosciente del tutto subito. a favore delle evoluzioni delle mie idee ho incontrato il mio corpo, che ha chiesto lo spazio che gli è stato negato. a favore dei miei capricci nascondo quello che non ho mai mostrato agli altri. ma adesso è tutto troppo evidente perché io lo possa ignorare. uno sguardo fuori dalla finestra. la dimensione notturna della percezione delle cose e la possibilità dello spazio, dell’espressione esente giudizio, dell’energia libera. prendo il tutto. un grosso e lungo sospiro. mando giù il boccone. sono convinto di quello che sento. sono sicuro di quello che ho visto nei tuoi occhi. lo farò prendendoti la mano. è questo lo sguardo. è questa la tua paura, tale quanto piccola, ingenua. lo sguardo si sblocca, riposa. i tuoi capelli solo ora si appoggiano sul tuo corpo. tendi a proteggere i tuoi occhi quando sono tali. sono lucido e sicuro che non potrei mai ferire tutto questo. ti si inumidiscono le labbra. queste non possono essere illusioni. non negoziare mai il tuo valore.