e come avrei potuto rifiutare il vostro così poco impacciato invito? essì, banalmente l’ho fatto, non che fosse la prima volta. è stato di cattivo gusto, nonchè inaspettato: non mi sono state date ragioni, e ciò m’ha indisposto ancor di più. ti sto parlando di una cosa che non hai visto accadere, e se l’hai vista non l’hai vista bene, perchè dietro la mia cassa toracica non ci puoi guardare; questo lo so. v’é mancato pur rispetto, c’hio mai privai da vostra presenza, ch’io tengo in molto particolare modo. me ne sono dunque stato con le mie scosse craniche, a tentare il setaccio delle pulsioni culturalmente primitive. m’arraggìai nell’unico istante in cui il mio petalo mi toccò: ciò che provai fu inebriante, duro pochi attimi, poi subentrarono due baci; poi dentro di me si scatenò di tutto, quando mi accorsi veramente che anche il mio fiore era rammarricato, quando mi accarezzò con i suoi sublimi petali, quando mi trasmise una scintilla che scatenò un’incedio reazionale, divampante e ben lontano dallo spegnersi. non c’è stata correttezza. il mio gesto d’amicizia non è stato acconsentire  ad’uno, bensì risparmiargli tutto ciò che ho pensato in quei minuti; da un “complotto” ad 2 a 1 siamo passati ad un 1 a 2, ed io sono sempre nel primo gruppo, vedendo un mercenario vendersi miseramente, abbandonando rispetto( di sé e di me ), onestà, amicizia. vabbè che devo fare..mi affaccio un attimo sulla scena, tento di dare uno sguardo più obbiettivo. faccio comunque finta di niente. qualcunché sia a turbarmi; voglio solo andare a disegnar ora. sperando che il mio “studio” non sia pieno di mosche, lo dico quasi come una pietosa richiesta, poi tolgo il quasi.

quindi batto le nocche fortissimo sul tavolo che ho tra le braccia e le gambe, inneggiando ad una formula già assodata, che inneggia alla masturbazione molto generalmente, come fosse motto di giovini speranti nel futuro, che, appunto, si masturbano con dei sogni assurdi, perchè loro di speranze a lungo andare ancora ne hanno. essù fatevi avanti.

ho raggiunto il numero perfetto, poi l’ho superato, provo dunque dalla carta bianca che ne consegue.

vedo altri che hanno capito soli; vaneggio della loro scoperta..ma non gli sorrido, quasi faccio l’insofferente come quello schiavo che ho incontrato oggi, perchè talvolta vorrei poter essere pur io così, stronzo e cieco. mammamia, che roba. : io naturalmente parlo come fosse tutto al presente; giammai pensarlo.

le vedo adesso le sue parole, belle come lei; certo non parlo di significati, no no.

vorrei più muri e meno muli.

vorrei abbracciare il mio fiore..adesso.