mentre ascolto canzonette-mica-da-ridere scrivo per nessuno.

eh si! (colpo di tosse, più colpi di tosse).

non mi piace molto l’aria che spinge le vele della barca dove sto adesso, no no. non è dunque la barca in sè il problema, o almeno non lo è interamente. il problema più disturbante è il vento, si; capriccioso e violento, che spinge a caso, perchè arrabbiato, che va così perchè è così che crede debba andare, accecato dalla sua stessa stupida impulsività.

e tu, amico ormai lontano, ti sei dovuto sorbire un saluto ai limiti dell’agghiacciante; hai potuto vedere come ho cambiato barca, ma non ti chiedi se sei rimasto indietro tu o sono andato avanti io, o viceversa, naturalmente. quindi sei andato, io comunque sono rimasto qua a fare quello che comunque avrei fatto, ma con una psicologia diversa, senz’altro. in più faccio schifo ma continuo a mangiare, quasi irrimediabilmente. mi riavvicino però a realtà più giovini, a linguaggi e modi di fare ch’era tempo che non scrutavo. se qualcuno dovesse guardarmi da fuori penserebbe che sono su una maledetta chat a cercare femmine da penetrare molto poco dignitosamente, mentre bevo cola e mangio piazza di 6° livello. mi sono alzato per rendermi conto comunque di dov’ero: chiaramente ho scelto i momento più sbagliato(il relativismo insegna che potrebbe però essere il più giusto[il relativismo insegna che non possono esistere due cose come giusto o sbagliato]), e lo sapevo.

e come sfogo le frustrazioni? sparando a della gente che non esiste. certe frustrazioni  non si possono sfogare così però. e poi qui ho allucinazioni: vedo spesso persone che stuprano la mia intimità, poi appunto mi rendo conto che nulla di questo è esistito. al contrario poi parlo con soggetti che non dovrebbero esistere, e mi sento profondamente non a mio agio con questi.

rimango delusissimo da alcuni amici, mentre imparo che un buon cecchino deve riconoscere l’esatto momento in cui agire, non che questo centri molto, ma trovo utile distrarmi cambiando discorso completamente, quando dall’altra parte trovo depressione certa. lasciatemi stare allora qui, nella mia stanza. con un piccola orchestra che suona esclusivamente per me, mentre penso forsennatamente a lei; null’altro potrei fare qua dentro. ci penso e non risolvo i miei desideri, eterni impagati, finora, si spera. mi rendo conto poi di non aver più nulla da dire.

tutti gli umani chiusi in questo cazzo di posto mi fanno impazzire, maledetto iddio. mmm. ancora poco e uscirai. faccio di tutto per non sentire i rumori ed il vociare che essi causano: mi fa sudare freddo, e crea strane reazioni nello stommaco. anche la felpa che ho nella gola ha un risentimento..procedo con la mia storia..ti mando un bacio, piccolo fiore.