il cielo è azzurro e limpido, un continuo vento fresco lo mantiene pulito; gli uccelli, in ritardo o meno, sembra inizino a sfruttare le correnti. io cerco di tenere pulite le mattonelle, per potermi stendere su quella loro proprietà di mantenersi fresche sempre. la combinazione di vento e sole oggi è ideale, non fosse che questo vento ancora trasporta fastidi. la pelle reagisce male e gli occhi cercano idratazione extralacrimale; infatti, è oggi che i saluti degli amici sono seriamente importanti, è adesso che l’abbraccio rende forma all’esigenza di uno sguardo consumato. dimentichiamo le proposte per stasera e godiamoci dei sorrisi che la vita non è solita regalarci. mi guardo attorno e mai come prima non capisco quale sia la via da prendere, continuo a girare la testa e il mio sorriso inebetito sa di aver iniziato il rinnovo dei propri riferimenti. divento ausiliare della conflagrazione del mio spirito che è stanco di aspettare che il cassetto dei sogni possa essere aperto. sorrido, perché riconosci cos’ho già capito. spargo i muri di fogli bianchi, per proteggere quel senso di decoro che spesso mi diede allo stomaco. cerco un operare stimolante e non troppo derivativo da quanto, assestantemente, annoia. provo a scrivere su quel qualcosa che non abbiamo ancora capito. chiedo a me stesso dove possa avere forma quel paradiso a cui tanti aspirano, ma non mi ritrovo nelle convenzioni degli altri. chiedo fascino ai miei lineamenti. scopro che quanto ho da regalare oggi è tuo. i bambini, intanto, corrono e strillano nel cortile. mentre proseguo il mio sguardo rimane fisso sul lato destro, osservo il procedere del mio percorso mettendo a fuoco solo quanto sto perdendo senza concentrarmi su quanto potrei raggiungere; fin da quando sono piccino che lo penso stando seduto. chiudo gli occhi e cerco di riconoscere dove sono dai suoni che sento. subito facile mi distraggo e ti immagino a pensarmi, mentre danzi sull’acqua. cerco di sentire il profumo che sa accendere quell’agire sui nervi che non avevo mai incontrato. continuerò a costruire le situazioni favorevoli ai miei istinti, comunque, perché non potrei ignorarmi così a lungo. mi immergo nei miei sogni come sono abituato a vivere il presente. mi assicuro di non essere sveglio e provo a staccare il mio sguardo dalla faccia per potermi finalmente osservare dalla distanza. non credo possa funzionare. succede che il mio punto di vista diventa nuovamente io e quanto osservo è qualcuno che non so più riconoscere. prendo atto della verità dell’assurdo e trovo così i limiti delle mie aspirazioni. sono ora sicuro di quanto dovrò realmente sudarmi, il che non mi spaventa ma mi rallenta ferocemente. non me ne dispiaccio, sarà stimolo per le future camminate al buio. mantengo coerente il mio sguardo senza l’adozione al caso di quell’impegno che renderebbe tutto costruito, cerco di evolverlo come automaticità, conservando la naturalezza con cui il gesto s’è presentato. ultimamente non ho sorriso molto, se non quando t’ho pensata. oggi le nuvole le ho viste portare via da una fisicità che da sempre ammiro. mi lascio accarezzare la testa e mi godo il respiro di un’aria rara e pulita. sostituisco la delicatezza del soffiare alle tue mani e non vedo altro che l’azzurro immenso. vorrei darti quanto non so ancora di avere, vorrei fossi tu a scoprirlo.