silenzio.

forma organica nel contenitore alla base dei miei piedi. ogni giorno vengo disturbato da chi mi osserva con la coda dell’occhio e mai, grazie a questa consapevolezza, riesco veramente a trovare una discreta intimità quando voglio isolarmi in altrui presenza. come posso trasmettere silentemente che i tuoi commenti sottovoce fatti apparentemente all’attenzione esclusiva di te stesso non mi interessano? dove ha sede la mia soddisfazione negli altrui confronti? meticolosamente focalizzo quasi tutte le mie disponibilità energetiche a richiamo dell’attenzione di una sola persona. mantengo il mio sguardo sontuoso, dipingo la mia maschera di un nero opaco impenetrabile e molto elegante. tutta la mia concentrazione viene scagliata sull’uccidere gli altrui pregiudizi. cerco di trasformarmi nel fantasma di me stesso e camminarmi davanti. portare la mia immaginazione ad essere il mio abbigliamento e avere tutte le idee che mi appartengono tessute aderenti alle mie imperfezioni. nessuno potrà credere quello che i superficiali pregiudizi sono soliti a creare. sarò l’unico ambasciatore di me stesso e tre lunghi cavi appesi alla mia cintura mi seguiranno, sui quali saranno prontamente esposte tutte le maschere di cui mi sono servito, e queste vibreranno senza emettere suono. saranno lo specchio perfetto del mio sguardo espressivamente muto. lascio che si scriva da sé il resto della storia, così aspetto l’unico sguardo che mi interessa. sento il peso dei miei pensieri. è arrivato il momento di fare i conti con le mie fantasie, e capire se i miei sogni sono tali solo in quanto desideri o riguardo alla fattibilità della realizzazione di un futuro che mi farebbe sentire meglio. indago il lato conscio e i numeri ci sono tutti. la mia immaginazione, più di tutti, sa darmi gli elementi che mi renderebbero sorridente davvero. ascolto in silenzio i perché del mio corpo, metto a tacere quelle voci che mi fanno odiare la mia esigenza di esplorare l’intorno. c’è voglia di silenzio nei miei occhi; silenzio che sono obbligato a costruirmi quasi ovunque vada. solo la tecnologia e l’acqua mi danno risorsa per farlo. e solo ora ricordo perché da bambino ripetutamente andavo sott’acqua a fare finta di volare. avevo già cercato l’espediente adatto all’isolamento dalla forzatura di vivere in un ambiente reso sociale da alcuni accorgimenti antievoluzionistici. esistono frammenti nella mia memoria che mi rimandano agli altrui sguardi di quel periodo nei miei confronti. solo ora riesco a spiegarmi alcuni dettagli. chissà di cosa si innamorò quella ragazza che mi corse dietro per molto tempo. il tutto, automaticamente, si aggiunge agli elementi stipati nel mio archivio, per analizzare quelle cose che un giorno capirò, proprio come oggi ho realizzato il perché di alcuni sguardi, di alcuni sorrisi e parte di quei comportamenti che facevano di me un bambino diverso da quelli con cui passavo interi pomeriggi. la mole di lavoro aumenta e devo stare concentrato anche a proteggermi dai vampiri che cercano di succhiare le mie attenzioni mitizzate per il miglioramento di quella loro interiorità che ora si ribella per essere stata così a lungo presa in gira o ignorata. sono convinto che molte di queste persone si dimenticheranno di me prima della mia morte. forse sto esagerando, forse sono solo un pò stanco.